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Testata editoriale a cura dell’A.S.I.C.

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Cydonia, un mistero analizzato dall'informatica (seconda parte)
Nel precedente articolo avevamo brevemente accennato ad alcune tecniche di ottimizzazione delle immagini, utilizzate da Vincent Di Pietro e Gregory Molenaar, al fine di migliorare la qualità delle immagini "marziane", come già detto i due in seguito si avvalsero della collaborazione di Mark Carlotto.
Mark Carlotto dell'Analytic Sciences Corporation (TASC) è una figura di spicco nel dibattito sulle origini artificiali di Cydonia. L'analisi del volto condotta da Carlotto mise in luce una serie di piccoli, ma evidenti, particolari, come ad esempio un "diadema", i "denti" all'interno della "bocca" alcune "fasce ornamentali" ed anche una presunta "lacrima" sotto l'occhio destro.
Il genere di Analisi che Carlotto svolse, sui due fotogrammi del volto, generalmente racimola informazioni sugli aspetti tridimensionali di un oggetto a partire dalla sua rappresentazione bidimensionale, praticamente una fotografia.
In questo genere di analisi si può procedere in svariati modi, a seconda delle immagini disponibili: con l'analisi dell'altezza delle ombre, con la stereoscopia (il confronto tra due immagini dello stesso oggetto scattate da diverse angolazioni) e in particolare con la deduzione della forma dell'ombreggiatura, un metodo conosciuto anche come clinometria fotografica.
Un'obiezione a questo metodo consiste nel fatto che un computer può condurre a termine questo lavoro facendo esattamente ciò che farebbe il cervello umano, quindi se noi pensiamo di vedere un volto il computer vedrà un volto. Ma in questo caso particolare la grande forza del computer sta nel fatto che può costruire immagini in 3D ed esaminarle e verificarle da diverse angolazioni e prospettive.
Partendo da questi semplici presupposti, Carlotto elaborò due modelli diversi della faccia, ognuno utilizzando un fotogramma diverso, li confrontò e vide che i modelli prodotti erano identici. A questo punto controllò i risultati in modo ingegnoso. Prese il modello del volto ritratto nel fotogramma 35A72 ed impostò il computer in modo tale che lo illuminasse dall'angolazione solare evidente nel fotogramma 70A13.
L'immagine ottenuta corrispondeva perfettamente a quella vista sul fotogramma 70A13. Ripeté il procedimento scambiando i modelli 3D ed i fotogrammi: ancora una volta l'immagine del computer corrispondeva al fotogramma reale.
La maggior parte dei giganteschi balzi in avanti dell'umanità nella scoperta dello spazio è avvenuta in seguito a progressi nella tecnologia degli armamenti. Quindi non dovrebbe stupire che la tecnica di elaborazione al computer più adatta a individuare segni di artificiosità nelle immagini "marziane" fosse stata originariamente sviluppata per scopi militari.
I programmi che Carlotto utilizzò implicavano la cosiddetta "analisi frattale". In parole povere la natura tende a ripetersi in aree specifiche quanto alla morfologia e alle caratteristiche iniziali. Gli schemi basilari che costituiscono le strutture naturali sono chiamati "frattali" e si ripetono su scale differenti.
L'analisi si svolge nel seguente modo: il computer calcola il modello frattale "normale" per quell'ubicazione, poi analizza l'intera regione e mette in rilievo qualsiasi arte di quel terreno che non sembri coincidere con il modello frattale, praticamente evidenzia le parti spiccatamente non-frattali evidenziandole come artificiali. Si è calcolato che l'analisi frattale identifica correttamente oggetti artificiali con un'approssimazione dell'ottanta per cento.
Analizzando la piana di Cydonia, tramite "analisi frattale", Carlotto rilevò che il volto è l'oggetto meno naturale in un raggio di 15000 chilometri.
L'analisi svolta da Carlotto mette in luce delle importanti conclusioni: il volto su Marte non è "un'ombra che in qualche modo assomiglia ad una faccia"; appare simile ad una faccia perché la sua forma è somigliante a quella di una faccia. Sicuramente il lavoro svolto da Carlotto dimostra almeno queste conclusioni, ma non l'artificiosità del volto, in parte perché il lato non illuminato è in generale molto meno convincente di quello illuminato, come lo stesso Carlotto è disposto ad ammettere.
Il 5 aprile del 1998 il Mars Global Surveyor riuscì a fotografare nuovamente il volto con un'illuminazione migliore e ad alta risoluzione, ma l'immagine rimane ancora ambigua. In ogni caso è evidente che il volto non è isolato, nel prossimo articolo vedremo chi sono i "compagni" del volto e come il numero φ, tanto caro ai Greci, ed ai Pitagorici in particolare, che lo denotavano anche col nome di "sezione aurea".
Bonfiglio Vincenzo
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