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Redazione
Testata editoriale a cura dell’A.S.I.C.

Redazione:
Di Mauro Salvatore,
Spoto Salvatore Francesco
I Maya, conoscitori e dominatori del tempo (seconda parte)
Sicuramente tutti ricorderete come i Maya rappresentavano i numeri, quindi adesso continuaremo da questo punto per cercare di ampliare la precedente discussione sulla numerologia dei Maya ed arrivare al loro metodo per la misura del tempo.

Nella rappresentazione dei numeri veniva usata, seppur raramente  e solamente nelle stele, la scrittura cefalomorfa; i numeri venivano indicati con le teste dei tredici dei appartenenti ai cieli superiori, cioè gli oxlahuntiku, fino al numero 13 e poi, per il 14, si prendeva la parte superiore del numero 4 e sisostituiva la sua mascella con quella di un morto; lo stesso si faceva per il 15 (la faccia del 5 con la mascella di un morto) e così via.

Raramente si usava anche la rappresentazione antropomorfa nella quale ogni numero, dall'uno al venti, veniva rappresentato con la figura intera del dio corrispondente.

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I Maya conoscevano anche una categoria di numeri che si possono considerare come negativi; questi venivano indicati con un cerchio (i numeri cerchiati) e dovevano essere sottratti alla data iniziale della loro era (il loro anno zero coincideva con il 3114 a.C.) per ottenere un'altra data dell'era anteriore.

In certi codici poi appaiono anche dei numeri che sono scritti tra le spire di un serpente (i numeri serpente) che venivano utilizzati nei conti che venivano fatti su date molto lontane.

Con questo tipo di scrittura, specialmente con quella a punti e linee, le operazioni si possono fare con molta facilità e se si confronta questo modo di rappresentare i numeri con quello usato dai Romani nella stessa epoca si vede chiaramente la superiorità dell'aritmetica Maya.

Il calendario religioso dei Maya, lo tzolkin, era formato da 260 giorni (forse il numero dei giorni della gestazione della donna), che venivano indicati con una successione di numeri, dall'uno al tredici, e con i nomi di venti divinità. Così un dato giorno poteva ricorrere solamente dopo 260 giorni.

Parallelamente al calendario rituale, correva anche quello civile, cioè l'haab, che contava 365 giorni. L'anno, in questo calendario, era diviso in 18 mesi (uinal), indicati con altri nomi di dei; ogni uinal era diviso in 20 giorni (kin) indicati con i numeri da 0 a 19. Anche in questo calendario affinché una certa data si ripetesse, era necessario completare un ciclo pari ad un tun (360 giorni). A questo intervallo di tempo venivano poi aggiunti alla fine gli uaieb, cioè 5 giorni (non avevano nome) che venivano dichiarati infausti; in questo modo venivano completati i 365 giorni.

L'anno civile dunque era un anno “vago”, e così ogni 4 anni veniva perduto un giorno. Pare tuttavia che i Maya non apportassero correzioni al calendario per farlo coincidere con le stagioni, ma probabilmente tenevano conto di queste correzioni alla fine di lunghi cicli di tempo.

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Come abbiamo visto, i Maya usavano fondamentalmente due calendari, uno religioso, il tzolkin, e uno civile, l'haab che operano insieme.

Ogni giorno era indicatoda una particolare data del primo, ed una del secondo. Una data così formata può pertanto ripetersi solamente dopo un numero di giorni che è il minimo comune multiplo tra i 260 giorni del tzolkin e i 365 dell'haab. Il conto indica che affinchè il calendario possa ritornare sui suoi passi occorrono 18980 giorni, che corrispondono a 52 anni haab oppure a 73 tzolkin. Questo periodo per i mesoamericani aveva lo stesso significato del nostro secolo, veniva indicato con il nome di “Giro del Calendario”.

Nel prossimo, ed ultimo, articolo discuteremo di alcune tradizione Maya legate al calendario e del loro concetto di “fine del mondo” che è fortemente legato allo scorrere delle “tre pietre” del loro Calendario, inoltre vedremo anche come l'odierno sistema di misura del tempo è “bilanciato” su quello dei Maya.
Bonfiglio Vincenzo
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